Adottare un gatto adulto

Ogni tanto nel nostro allevamento sono disponibili dei giovani adulti sterilizzati in cerca di una nuova casa, e questa sezione è dedicata a loro.

Per meglio spiegare cosa intendiamo con l’adozione di un micio adulto vi invitiamo a leggere l’articolo della dottoressa Sonia Campa, etologa, che spiega chiaramente per quale motivo è molto difficile, in un allevamento che seleziona e che quindi tende ad aumentare i soggetti presenti, tenere con sé tutti i mici sterilizzati.

Tutti i nostri adulti sono ceduti gi�? sterilizzati.
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L’adozione di un adulto
Quando un gatto termina la sua carriera espositiva o non rientra più nel programma di selezione stabilito, di solito viene dato in adozione ad una famiglia che ne faccia richiesta e che lo voglia accudire.

La prassi vuole che il micio o la micia vengano sterilizzati e affidati a delle famiglie compatibili con il loro carattere e con il loro stile di vita. Alcuni allevatori regalano i loro adulti sterilizzati, altri chiedono una cifra simbolica per il riaffido del micio.

Questa pratica di riaffidare gli adulti può dar luogo a critiche e pregiudizi pesanti: chi non ha mai allevato in vita sua, ha la tendenza ad accusare l’allevatore di non amare i suoi gatti e di sfruttarli, abbandonandoli quando non ne ha più bisogno.

Tuttavia, seppur non si possa escludere che nel mondo allevatoriale esistano loschi figuri più interessati al proprio tornaconto che non al benessere dei gatti, è importante comprendere questa prassi senza fare di tutta l’erba un fascio. Infatti, la prima e più importante cosa da tenere presente è che il ruolo dell’allevatore e il motivo per cui alleva non è “collezionare” gatti ma operare la selezione degli esemplari più idonei a portare avanti la razza. Ma fare selezione significa contribuire al mantenimento del pool genetico che determina una razza in modo costruttivo e non producendo cuccioli figli sempre degli stessi genitori: infatti, per abbattere il più possibile il grado di consanguineit�? tra gli esemplari è necessario che ci sia un “ricambio di sangue” (e quindi di individui) costante all’interno di un allevamento. Viceversa, un gatto per il quale non esiste più un piano di riproduzione è necessario che venga castrato/sterilizzato, come si farebbe per un gatto di casa.

Fermo restando, dunque, la necessit�? di incrociare linee di sangue sempre nuove e, quindi, inserire gatti di ceppi familiari diversi nel corso del tempo, se un allevatore tenesse con sé tutti i gatti che sterilizza, avrebbe presto problemi di sovraffollamento i quali, a loro volta, provocherebbero malessere e stress nei gatti mettendo a rischio la loro stessa igiene e salute. Infatti, una delle cause di stress fisico e psicologico più importante nel gatto è proprio la convivenza forzata con un numero di esemplari troppo elevato: l’idea che ai gatti bastino amore e coccole per vivere bene è un autentico luogo comune. I gatti hanno bisogno anche di ampi spazi, di privacy, di attenzioni esclusive, condizioni impossibili da riprodurre in un luogo affollato di altri conspecifici.

È per questo che la scelta di un allevatore di riaffidare gli adulti a famiglie serie in cui i mici possano diventare i veri e incontrastati beniamini di casa, sempre al centro dell’attenzione, è un atto di grande responsabilit�? da parte dell’allevatore che tiene a mantenere i propri gatti in condizioni psico-fisiche accettabili, oltre che di immane coraggio. Infatti, sempre fermo restando che si possa incappare anche in allevatori poco legati ai propri animali (ahimé la cronaca ce lo racconta spesso), per molti altri rinunciare alla presenza di un micio con cui hanno condiviso parte della vita familiare non è un distacco facile da affrontare.

Le raccomandazioni sono sempre le stesse: andate in allevamento, visionate personalmente il gatto, osservatelo nel suo ambiente, valutate come vengono tenuti anche gli altri gatti e non fatevi accecare dall’affido facile. Un allevatore che tiene bene TUTTI i suoi gatti (non sono quelli che vanno in expo) è sicuramente una persona che non ha fretta di sbarazzarsene.

Tratto dal sito Morgan’s Place della Dott.ssa Sonia Campa